Pensare liberaMente

giovedì 6 ottobre 2011

Pensieri terremotati

Questo che state per leggere è uno sfogo, una riflessione scritta ad un anno dal terremoto che ci ha colpiti. Molte cose sono cambiate, ho cercato di aggiornare il testo, ma non l'ho voluto snaturare dal grido di insofferenza che lanciava, quindi molti passi si riferiscono alla situazione di un anno e mezzo fa.....non che le cose siano radicalmente cambiate, ma.......vabbè leggetevi queste righe.

Per quanto tempo ancora dovremo considerarci terremotati e non cittadini ? Per quanto tempo dovremo portare il lutto al braccio e rimanere pietrificati davanti al terremoto dell'anno scorso ? Tutto si ricorda, si commemora, si intitola a quei tragici eventi; c'è anche chi ha avanzato la proposta di chiamare via XX Settembre, via 6 Aprile !
Tanto vale cambiare il nome alla città, da L'Aquila a 6 Aprile.
Per carità, pietà eterna ai 309 caduti; sapremo ricordarli nei secoli come ricordiamo da secoli i caduti del terremoto del 2 febbraio 1703, ma non ricordo a L'Aquila una via o una piazza intitolata al 2 febbraio se non la posticipazione delle festività carnevalesche. Correggetemi se sbaglio.
Io sono stanco di sentirmi addosso la lettera scarlatta di terremotato, sono stanco dei reportage tra le macerie della città fantasma...! Sono stanco di chi va alla ricerca di titoli di giornale sempre più funerei per descrivere la mia città; di chi critica le C.A.S.E. e di chi le benedice, di chi è pro e di chi è contro le carriole, di chi guarda solo indietro inciampando nella vita che va avanti nonostante tutto. Di chi parla di ferita aperta e in quella ferita si crogiola e sopravvive, se ne lamenta e si strugge cercando un perché che non esiste, di chi è fermo con la mente e con il cuore ad un anno fa e rende L'Aquila veramente IMMOTA. È evidente che non mi riferisco assolutamente ai parenti delle vittime, per i quali si dovrebbe creare attorno un cordone di vera comprensione, supporto e solidarietà.
Di chi parla di persone dallo sguardo assente, di identità perduta, di aggregazione che non esiste più e chi più ne ha più ne metta; se non stessi scrivendo io penserei che si stia parlando di quei formidabili personaggi che popolano le case famiglia e i giardini dell'ex ospedale psichiatrico di Collemaggio !
È innegabile che la botta è stata forte, fortissima e psicologicamente ne stiamo pagando il prezzo, ma l'inizio o, nel nostro caso il re-inizio, come diceva uno famoso che non ricordo, comincia sempre con il primo passo.
Non possiamo pretendere tutto, maledetto e subito; prima di mettere le mani e i soldi sulle chiese, va dato un tetto vero a tutti e soprattutto rimpatriare chi ancora vive fuori città.
E poi, guardiamoci in faccia e raccontiamoci un po' di verità. Oggi, a molti, moltissimi manca solo il pezzo di Portici che va da Piazza Duomo ai Quattro Cantoni, ostentare benestanza vera o presunta, con la puzza sotto il naso tra quelle strade, i bar dell'Aquila bene, e tutte quelle superficialità che forse non servivano ai tanti.
Non passi il messaggio che non penso con grande apprensione e rispetto a chi ha la casa o l'attività commerciale in zona rossa o ai tanti ambulanti del mercato, un gran bel guaio che mi sembra, forse, si stia cominciando a risolvere.
Anche a me piaceva l'aperitivo al bar “IN” di turno della città, ma francamente ne posso fare benissimo a meno se ne deve andare ancora del mio umore.
Preferisco vivere di quello che la città adesso offre piuttosto che dannarmi l'anima o accanirmi per quello che la città ha temporaneamente perso.
Diamine, ancora in televisione o sui giornali passano foto della Prefettura diroccata....sarebbe il caso di cambiare immagine e mostrare la situazione attuale, denunciare l’immobilismo in cui ci siamo impantanati; ma in fondo non si vuole e non capisco perché. A chi fa bene ricordare lo scempio della scritta “PALAZZO DEL GOVERNO” ?
Piazza Palazzo ripulita è stata fatta vedere per pochissimo tempo, come le altre piazze in cui si sta procedendo alla rimozione delle macerie. Ma perché ? Chi vuole tenerci a lutto secola seculorum ? Io non ci sto, non mi va, ho già dato al dolore, all'incredulità, a non avere punti di riferimento e aggregazione. A me i portici non mancano se proprio la devo raccontare tutta, non ci andavo più per trovare i miei amici e neanche per fare shopping. Gli amici li incontravo lo stesso e shopping si faceva meglio fuori le mura. Certo, quelli con la puzza sotto il naso dovranno livellarsi a chi è sempre vissuto in casermoni puzzolenti, o in corridoi travestiti da casa, ma questa è la grande livella cantata da Totò, con la differenza che Totò parlava senza sapere che la sua livella si sarebbe un giorno abbattuta sulla mia città. Un'altra lezione del Principe criticato in vita e osannato dopo la morte.
Vogliamo continuare a raccontarcela tutta ? L'Aquila moriva da ben prima del terremoto, sempre a fare il confronto con Pescara, noi abbiamo la cultura voi la puzza di pesce o con Avezzano e la Marsica tutta. L'Aquila moriva per mancanza d’investimenti, di commercio, d’industrie, per mancanze di discariche, per le lotte tra poveri, per chi si curava solo del suo orticello, ed ha ricominciato a farlo, per la mancanza di una classe politica vera, per il traffico, per i parcheggi, per i piani neve sempre in ritardo, per il freno a mano dello sviluppo sempre tirato. Gli universitari facevano comodo a chi aveva più case, non crediate che avessero tutti questi soldi da spendere nei locali del centro. Sono stato universitario anche io ed ho vissuto con i fuori sede. Si cenava a casa di qualcuno facendo la spesa alla romana e si comprava, sempre alla romana, una bottiglia di buon vino, per uscire un po' accaldati e farsi bastare la consumazione di quell'unica discoteca vivente in città.
Già, le discoteche....sempre a far lotte, sempre a dire di no, sempre a tagliar le gambe a chi voleva investire denaro. Che disfattismo. Ho sentito o letto, non ricordo bene, di chi rimpiange gli odori e i rumori della città fantasma ! Ma come, per anni non si è fatto altro che presentare esposti in tutti gli uffici preposti, per l'intolleranza alla puzza di fritto di quella pizzeria del Corso o del Kebab nei vicoli, o quel locale che raduna troppa gente che schiamazza e alle 11 di sera d'estate e non ci fa dormire, ma potrei anche citare tanti, tantissimi che si lamentavano, a ragione, per l'odore acre di pipì di chi, non trovando bagni pubblici, la faceva, ed è tornato a farla, nei vicoli del centro diventati una vera latrina a cielo aperto.
L'isola felice, il quartiere rosso della movida aquilana era come fumo negli occhi degli abitanti del centro; comitati e controcomitati nati per far cessare quella che oggi è la vitale necessità di aggregazione.
Allora dicevamo, gli universitari grande risorsa per chi ??? Per la stessa Università certo ed i suoi dipendenti, ma anche per i benestanti con in tasca un altro mazzo di chiavi di rigoroso color nero. Chi spendeva a L'Aquila era chi guadagnava a sufficienza, ergo, tolti gli aquilani senza un filo di problema derivante dalla crisi economica sempre crescente, rimangono i giovani militari professionisti stipendiati, i giovani allievi della Scuola della Guardia di Finanza e quei quattro poveri commessi viaggiatori che per sbaglio si fermavano a dormire una notte in città, in uno degli alberghi sconosciuti e deserti sia dentro che fuori le mura.
Già il turismo !!! Mai mossa una paglia a suo favore, la montagna sacra non sa da toccare, facciamo tutto Parco Nazionale così poi non possiamo fare altri impianti a fune e risparmiare 400.000 euro l'anno di manutenzione ai battipista di Campo Imperatore solo per non fare una rimessa praticamente invisibile. È parco, non si può fare.
Poi però come andiamo sulle Dolomiti a sciare e a chiederci come mai lì tutti quegli impianti e tutto quel bel turismo fiorente e rigoglioso. E grazie, lì la natura dicono di contemplarla, la contemplano si, ma la utilizzano e ne traggono profitto fino all'ultima goccia, ed è normale che sia così.
Noi preferiamo solo contemplarla, che tutto rimanga immoto, così che le generazioni future abbiamo a godere di cotanta beltà e non siano disturbati durante le contemplazioni anche di noi poveracci vissuti all'epoca del terremoto del 2009.

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