Pensare liberaMente

mercoledì 23 maggio 2012

...quelle tende blu...


Quelle tende blu,
quei campi di calcio di periferia occupati e cosparsi di ghiaione bianco;
quelle cucine da campo;
quelle file per un pasto caldo;
quelle file di sebac
quel nome “COM”;
quegli occhi spaventati;
quei cani in cerca di padrone;
quell’incertezza dell’ora successiva;
quello smarrimento che nessuno può capire;
quella solidarietà che ti fa sentire un disgraziato;
quell’insistenza nel mostrare le ferite;
quella foto simbolo del dramma;
quel non accettare ciò che è successo;
quel sentirsi tradito dalla tua terra;
quell’odiare chi riesce a ridere;
quel rifiutare;
quel combattere dentro se stessi;
quel crollare;
quel sentirsi mosca bianca tra le mosche bianche;
quel rialzarsi pieno di lividi;
quella necessità di chiedere aiuto;
quella mescolanza di vecchi e nuovi traumi;
quel non ritrovarsi;
quel piangere di nascosto;
quel buoi dentro;
tutto rivissuto in una mezza mattinata di una domenica di maggio.
Ha fatto male e non me l’aspettavo;
cerco di vivere il presente, perché nel passato ci sono già stato.

martedì 8 maggio 2012

Che puzzle queste elezioni !


Non sono un politico, questo è più che noto. Non mi piace, non mi eccita e presuppone, come il matrimonio, troppi compromessi. Non ce la poteri fare.
Però sono uno che osserva, legge, ascolta e si interroga.
È passato il primo round delle amministrative aquilane, e abbiamo avuto una fumata nera…si va al ballottaggio, ma…cominciamo da Cialente: aveva detto che non essere eletto al primo turno sarebbe stato,…diciamo sconveniente per lo scarso peso politico che avrebbe avuto un voto pesante come quello che aveva chiesto; oggi leggo che è soddisfatto !
De Matteis, nonostante le chilate di guano con cui ha portato avanti la sua campagna elettorale, senza, a mio modo di vedere, proporsi e proporre, aveva paventato di spazzare via la vecchia amministrazione: i suoi portavoce (Imprudente in primis) già cantano vittoria al ballottaggio ed egli, De Mattesi è anch’esso soddisfatto…mah !
Ma passiamo alle liste civiche, saltando a piè pari il risultato di Verini…!
Se non ricordo male, tutti i candidati sindaci, volevano giustamente (altrimenti uno che si candida a fare) raggiungere almeno un consenso elettorale tale da permettere loro di fare lo sparring partner del ballottaggio contro Cialente.
Nessuno di loro ha minimamente raggiunto il risultato sperato, però tutti si dicono soddisfatti del risultato ottenuto, del voto di lista…del fatto che una lista civica sia stata più forte delle altre e altre considerazioni consolatorie che hanno distolto lo sguardo dall’obiettivo principale: diventare Sindaco.
Nessuno ha riconosciuto la sconfitta; nessuno ha detto “ho perso”…come al solito si è guardato al piccolo orticello tralasciando il fatto che le liste perdenti hanno “bruciato” il 30% delle preferenze.
Chi avrà un seggio chi due chi tre, chi niente. Come si può essere soddisfatti di ciò ?
Non sarebbe stato più onesto dire in campagna elettorale: sono certo che non raggiungerò mai i miei avversari (Cialente e De Matteis) però voglio partecipare per …mille altri motivi.
Ecco perché non mi piace la politica, perché nessuno dice quello che pensa, veramente, nell’intimo, agli elettori.
E richiamo il mio post all’unità cittadina, scritto ben prima dei giorni delle elezioni; invito a leggerlo !
Dalle urne è uscita una frammentazione di voti indecorosa per una città che deve ritrovare la propria identità unendosi attorno ad un unico progetto condiviso.
Macchè, macchècazzo…!
Eppure sono tutti contenti e io invece mi sento scontento, coglione e anche un po’ cornuto.

domenica 6 maggio 2012

Povera Italia, poveri noi !


Italiani, popolo di navigatori, santi e poeti. Una volta.
Oggi popolo di disperati costretti a gesti estremi perché il fardello della crisi passa e schiaccia tutto e tutti.
È un bollettino di guerra che a nessuno sembra poi interessare molto. Se ogni imprenditore, commerciante e povero cristo che si è tolto la vita fosse trattato come ogni coraggioso soldato caduto in medio oriente o giù di lì, beh forse il Parlamento si sarebbe interrogato se ritirare le truppe o meno.
Si sarebbe dato un segnale di interesse al macabro fenomeno.
E invece nulla. Il silenzio. Solo il silenzio del dolore dei familiari, spesso ignari della disperazione del proprio congiunto.
Certo è che se continuiamo a ingrassare le banche con i debiti di stato, stiamo pur sicuri che da questo pantano non se ne esce.
In fondo le banche, non la BCE, fanno i propri interessi: prestano i soldi a strozzo ! E più si è indebitati e più costoro ammonticchiano soldi.
Non son o un economista, non ci capisco niente, ma anche io ho un mutuo e ob torto collo ho imparato che le banche non sono opere pie, ma associazioni a delinquere.
Si era paventata l’idea di spostare il debito pubblico sulla Banca Centrale Europea in modo da controllare l’interesse passivo; è stato fatto ? Ma poi sarebbe una strada percorribile ?
Odio fare demagogia, e credo che se anche si riducesse l’indennizzo di parlamentari, ministri e onorevoli vari, la Casta troverebbe il modo di incularci di nuovo, come ha fatto con il finanziamento pubblico ai partiti; abbiamo addirittura fatto un referendum per dire NO al finanziamento pubblico e Loro che si sono inventati ? Il rimborso elettorale !!!!!
Non è un bel periodo per la nostra Italia. Questi quattro decorticati che ci governano, ricordo, che sono i portaborse dei portaborse dei portaborse dei politici della prima Repubblica.
Quelli almeno spartivano equamente e negli anni 80 l’Italia, come si dice…rompeva i culi.
Oggi abbiamo il trota che si laurea in un anno in Albania, dopo aver ripetuto la maturità per ben tre volte !
La lega che si frega soldi su soldi, dopo aver sbandierato e urlato ai quattro venti “ROMA LADRONA” !
Che fine hanno fatto Mazzini, Garibaldi e Cavour ?
Che fine ha fatto l’amor di patria ?
Che fine ha fatto il senso civico ?
Che fine ha fatto l’Italia ?
Ben venga un “Ché” che spiani questa montagna di anti-stato sociale che loro chiamano welfare; si buttino giù palazzi e mausolei; si riparta dal punto in cui era possibile vivere del proprio lavoro e non morire per esso.