Pensare liberaMente

giovedì 14 gennaio 2016

La mente ? Mente !

Più vado avanti, più parlo, più osservo e più mi rendo conto che spesso il pensiero non collima con le azioni.
Mi affascina e mi calamita la profondità e la complessità della mente umana.
In parte studiata, in parte acquisita sul campo ed in parte appresa da robuste letture di eterogenei pensatori, la psicologia, il percorso del pensiero e dei suoi effetti, mi hanno sempre aperto nuove porte di approfondimento e intima riflessione.
Vissute sulla mia pelle, le esperienze di sofferenza dell’anima, alla fine arricchiscono sempre…se si è in grado di cogliere quella parte di buono incistato in quello che sentiamo essere “cattivo”.
Mi guardo dietro, i passi che ho percorso e, nella consapevolezza di non poter in nessun modo influenzare il passato né tantomeno il futuro, mi fermo avanzando su questo giorno, come domani mi fermerò ed avanzerò sul giorno che verrà.
Una tra le cose affascinanti sulle quali mi sono soffermato è un principio, quasi dogmatico che “la mente mente”, nel senso che spesso non dice la verità.
Non è oggettiva, ma anzi è catastroficamente legata ed appassionata del e al suo ragionamento, anch’esso spesso e volentieri illogico e come di dice, “disfunzionale”.
Il problema si pone nella trasmissione del pensiero tra le “stanze” del cervello (amigdala – cervello emozionale e corteccia cerebrale…tanto per citarne alcune).
La strada del pensiero difensionale, che per indole o patologia si crea (la nostra mente, noi creiamo), è un’autostrada a quattro corsie, mentre il percorso inverso è un specie di mulattiera, una strada stretta e tortuosa attraverso la quale ricondurre i pensieri disfunzionali una volta ripuliti, smontati ed oggettivati.
Quindi la comunicazione è impari a favore dell’irrazionale e a discapito del razionale!
Non mi addentro all’interno di pensieri disfunzionali che provocano o potrebbero provocare una vera o più patologie; non ho titolo, non sarebbe giusto e la mia formazione in materia non è si è spinta in questa vasta prateria.
Quello che però è sicuro e certo è che dietro ogni emozione (anche se non riusciamo a vederlo) c’è un pensiero; cioè sono i pensieri che muovono le emozioni; a noi non ci è data la possibilità di controllare e/o provocare le nostre emozioni (non parlo di quelle patologiche lo ripeto) …la prova è che se chiedessi a chiunque di essere o sentirsi felice o arrabbiato o triste sicuramente non sarebbe in grado di provare questa emozione a richiesta).
Al di là dei gusti personali, della personalità, dell’educazione ricevuta e del contesto sociale, c’è una parte intima ed arcaica dentro di noi che produce pensieri che evocano emozioni.
La maggior parte di noi è allo scuro di quanto accada e perché accada e quindi, premettendo che non è un nessun modo una ignoranza o una colpa, rimane in questo stato di quiete del pensiero…lascia che scorri…! Infatti lo strano sono io!
Chi crede di essere buono, non certo chi si comporta da malvagio, sarà convinto che le proprie azioni saranno interpretate come tali, chi crede di essere altruista altrettanto e così via.
Spesso è così, ma altrettanto spesso non lo è!
L’azione di bontà o di altruismo nasce da un pensiero (come tutto). Ma quel pensiero potrebbe non essere funzionale, cioè essere irrazionalmente votato al fine di compiere opere di bontà e misericordia come di altruismo, ma nell’oggettività delle cose potrebbe non essere così.
Potrebbe essere che la necessità di sentirsi buoni o altruisti (per indole o costrizione) partorisca una trappola mentale genitrice di pensieri soggettivamente funzionali, ma oggettivamente disfunzionali, che immessi nel circuito delle emozioni, ci facciano compiere azioni, ancora una volta soggettivamente buone, o altruiste, ma oggettivamente sterili se nono nocive se non tutt’altro che buone o altruistiche.
Peggio ancora è quando questo tipo di pensiero viene posto a barriera del proprio essere, a nascondere o proteggere chissà quale scheletro, dolore, rimpianto o quello che volete.
È la necessità (irrazionale) del nostro cervello emozionale (arcaico e poco intelligente) di sentirsi buono o altruista (altrimenti manderebbe un segnale di allarme a quegli automatismi responsabili di difendere la nostra incolumità…e mi fermo…!) e quindi elaborare pensieri che generino emozioni “falsamente” soddisfacenti.
Non so se non stato sufficientemente chiaro, sicuramente poco, ma quello su cui vorrei che si riflettesse è che le emozioni, e quindi anche i comportamenti e le interazioni sociali, più spesso di quanto immaginiamo, sono il risultato di una mediazione di comodo creata, a volte, per placare ad esempio la propria sensazione di inadeguatezza o colpa o paura o vergogna…!
Ad ogni modo i pensieri rimangono pensieri, fatti di interazione biochimiche, ma le azioni, le parole, i comportamenti influiscono pesantemente sulle persone cui sono rivolte.
Quindi attenzione, la mente, a nostra insaputa, produce la più grande quantità di bugie.
Sta a noi, volendo, farci un pensiero su.

A chi vuole buon lavoro.

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