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mercoledì 20 luglio 2016

Irlanda del Nord - TT Man (seconda parte)

Nella stanza, non esattamente di prima classe, il sole di Dublino entra presto, così ne approfittiamo (al netto di caffè, igiene personale e vestizione) per risalire in moto e puntare verso il Donegal, estremo nord-ovest dell’Irlanda.
Strada facendo ci guardiamo un po’ sorpresi, ma nessuno osa dire niente; adesso e verso la strada del ritorno però ci siamo più volte complimentati con noi stessi per il fattore C. meteorologico.
Pioggia e vento zero per tutti i giorni del viaggio, eccezion fatta per qualche ramatella presa al rientro in Italia.
Usciamo da Dublino in agilità e ci dirigiamo verso la Wild Atlantic Way; strada strepitosa che costeggia e disegna la costa frastagliata dell’isola di smeraldo.
Entriamo, per poi uscirne e rientrane nuovamente, in Irlanda del Nord, la natura si fa veramente selvaggia passando per Enniskillen e costeggiando il Lower Laugh Erne (un lago che prende il nome proprio da fiume Erne).
Di colpo, continuando verso nord, siamo di nuovo in Irlanda (la Repubblica).
La strada scorre piacevole e sinuosa sotto le nostre ruote; è un piacere guidare e osservare quella tipologia di flora mai vista prima. La fauna, neanche a dirlo è quasi una totalità di pecore e bovini.
Essendo esposta ad nord-ovest, e quindi ai venti che scendono dall’Islanda e dalla Groenlandia, non vediamo alberi ad alto fusto…non che spostandoci ad est abbiamo poi trovato della macchia mediterranea, ma lì in mezzo al nulla la sensazione è stata quella di osservare qualcosa di totalmente sconosciuto; dell’erba alta e fitta, di un color argento che, complice il sole, riluccica, ricopre ogni cosa e lascia intravedere qualche segno della presenza dell’uomo. Da quelle parti, più si va a nord e meno “paesi” si incontrano.
Siamo in sella tutto il giorno, qualche sosta per la benzina ed una sigaretta, ma la Wild Atlantic Way ci ha ormai preso con se.
Ci affacciamo per la prima volta sul Mare del Nord ad ammirare le meravigliose scogliere di Glencolmbkille ed il suo entroterra (foto).
Nel nord dell’Europa si cena presto, rispetto ai canoni italiani, quindi verso metà pomeriggio cominciamo a cercare, senza troppa preoccupazione, qualcosa per mangiare e dormire.
Facciamo un paio di giri (non voluti) attorno ad un villaggio che ci sembra possa accoglierci.
In effetti Glencolmbkille ha il suo pub con delle camere da letto al piano sovrastante, ma non ha da mangiare.
Si è fatta una certa, le 6 di pomeriggio per la precisone; doccia e pronti per accomodarci a gustare la meritata cena.
Uhm !
Siamo in ritardo e un “ristorante” ci concede un take away di fish and chips ed hamburger.
Torniamo al pub dove passeremo la notte e mangiamo il nostro take away lì.
La maggior parte della truppa è stanca, ma qualcuno si ferma a farsi un paio di pinte con il proprietario da sei generazioni di quel pub.
I successivi due giorni seguiamo la Wild Atlantic Way nel suo sinuoso percorso che disegna fiordi e costeggia falesie da perdere il fiato; la cosa più incredibile che ho notato è l’erba; è incollata alla roccia di quelle falesie fin giù dove arriva la marea: incredibile ed incredibile il colore di quel verde; è proprio smeraldo.
Per la seconda notte in Ulster ci fermiamo a Rathmelton, anzi, per essere precisi in un albergo (con annesso ristorante) a più stelle di Rathmelton; stasera ci trattiamo da signori per la gioia del Conte.
Il vicinato continua a scarseggiare pur avendo scelto una sistemazione ultracomoda. Fuori l’albergo il nulla. Usciamo dopo cena per fumarci una sigaretta, ma giuro di non aver visto passare neanche una macchina o un povero cristo!!! E allora buonanotte.
Si dorme bene negli alberghi con le stelle, ma non siamo lì, a 55 gradi nord, per rotolarci nelle lenzuola, anche perché il mio compagno di stanza designato ha dei gran bei baffi a manubrio…e in tutta onestà non è il mio tipo :-) !!!!!
Con tutto il dispiacere del Conte si lascia la comodità del Mulroy Woods Hotel e riprendiamo la strada.
Oggi c’è molto da vedere a cominciare dalla visita guidata nella distilleria del Bushmill a Giant’s Causway, una spiaggia sul mare del Nord da cui sono fuoriesciti 60 milioni di anni fa 40.000 colonne basaltiche vulcaniche di esatta forma esagonale l’una incastonata nell’altra come un’alveare, per finire a Ballymoney.
Il paesaggio che ci offre la spiaggia di Giant’s Causway è irreale, di un altro pianeta; saltiamo da un esagono all’altro come pedine della dama e rimaniamo affascinati da tanta perfezione. 
Fa caldo, fa veramente caldo così, ob torto collo, per risalire la scogliera, al prezzo di un pound, prendiamo un autobus! Lo so…ma non c’era alternativa, o a piedi (e con gli stivali da moto, abbigliati da grande nord non è la scelta più furba) o con l’autobus; all’unanimità autobus!
Di nuovo in sella c’è da raggiungere Ballymoney. È un imperativo categorico imposto senza riserve dal buon Ludo.
Ballymoney è una cittadina totalmente anonima e anche piuttosto bruttina dove però è nato e cresciuto Joey Dunlop e c’è il suo pub, o meglio il pub che prende il suo nome gestito dalla moglie.
Lui, Joey, mito indiscusso del TT di Man, è morto sicuramente facendo quello che amava: correre in moto su percorsi cittadini. Ma ci torneremo.
Seduti sulle panche di legno fuori il pub ci concediamo più di una pinta; io intanto noto un concessionario di moto ed avendo rotto parte del casco (prontamente rimesso in uso dallo scotch americano di Glauco) provo a farlo rimettere in sesto.
Il risultato è sconcertante: casco rimesso a nuovissimo e regalo della t-shirt (Alpinestar) del concessionario!
Torno dai miei amici felicemente seduti fuori il pub. Tra una pinta e l’altra la giornata si chiuderà con una domanda: Who is Carlo ?

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