Solo i sassi non cambiano idea.
Assunta, e fatta propria questa oggettiva verità,
si è rotta la stura di una miriade di convinzioni che erano in affitto perpetuo
dentro di me.
Parliamo di comunicazione? Si, beh tanto perché
decido io e poi perché mi scappa di parlarne.
Ok partiamo. Uno: È impossibile non comunicare.
Dato per certo questo postulato, leggevo l’altro
giorno (ma potrebbe essere anche l’altro mese) di una scolaresca che ha fatto
una gita di tre giorni lasciando a casa il cellulare (idea immagino dei
docenti).
Non si fosse rotta la stura avrei, come adesso,
commentato positivamente l’iniziativa, ma lo avrei fatto ”scagliandomi” contro
il silenzio comunicativo che predomina in questa era.
La voce sostituita essenzialmente da messaggi o
messaggi vocali ai quali manca, prima di tutto, il contraddittorio, nel caso del
semplice messaggio, non messaggio vocale, manca dicevo, il tono, il timbro, il
carattere a ciò che si vuole dire.
Un’involuzione all’era del pre-telefono o della
pre-radio, quando si comunicava, a distanza, esclusivamente per via epistolare
o, per chi poteva, per il tramite di un cavaliere od un portavoce.
Ma siamo sicuri che la nostra, quella della nostra
era, sia una comunicazione involutiva?
Ecco questo è il momento sciogliente, il punto di
rottura del mio buffo, e a volte incomprensibile, ragionamento dentro.
Voglio dire, ad ogni era si è utilizzato il massimo
della “tecnologia”, o per meglio dire, il massimo degli strumenti che si
avevano a disposizione.
Se non lo avessimo fatto, non ci saremmo evoluti e,
paradossalmente, non accettando la “novità”, avremmo rischiato l’estinzione.
È palese che parlo per assurdo, ma neanche tanto.
Il fuoco, dall’uomo agricoltore al cacciatore per
mezzo delle armi, e via via fino all’atomica, non la bomba, quello è stato un
disgraziato utilizzo, ma l’energia atomica, fino ad arrivare a quelle fonti che
esistono e aspettano solo di essere scoperte; forse manca solo la tecnologia, o
la volontà politica, o la libertà per scoprirle; ma il progresso è, ed è giusto
che lo sia, inesorabile come il tempo e la morte.
Quanti scienziati, o distratti inventori della
storia, cercando ossessivamente qualcosa, hanno scoperto altro?
I raggi X, nati dal
daltonismo di Röntgen, la penicillina di Fleming, la dinamite, il
forno a micro-onde e perfino il Viagra; tutte invenzioni rivoluzionarie che
hanno cambiato il corso della storia o la condizione umana.
E allora mi chiedo, se abbiamo cominciato ad un
certo punto della nostra storia a comunicare con la parola, abbandonando forse
gesti e disegni, qual è il passo successivo alla comunicazione non verbale?
Si dice, non tanto velatamente, che utilizziamo solo
una porzione del nostro cervello; chi dice il 20% chi altro. Poco importa.
E se un giorno, verosimilmente abbastanza lontano,
cominciassimo a comunicare per via cerebrale? Onde radio in grado di attivare
specifiche aree del cervello. WOW!!!!
Chi studierà la genesi di quella comunicazione, fino
dove dovrà spingersi per fissare il punto zero in cui abbiamo piantato il seme di
questa mia “delirante” provocazione?
E allora, tanto per cambiare idea, che il progresso
faccia la sua parte, e non scordiamo mai che diverso non sempre è “pericoloso”.
PS: certo che però a tavola potremmo anche riporre
il telefono !