Siamo
a meno di due settimane dal voto più importante della nostra vita. A meno di
eventuali ulteriori disastri cui dovremo pagare dazio, non credo, che per il
resto della nostra vita, saremo chiamati ad esercitare il nostro diritto –
dovere di cittadini italiani ancorché aquilani, attraverso un voto di cotanta
importanza.
Mi
sarei aspettato una città unita, utopizzando un unico candidato Sindaco, cui la
gente, noi, avremmo fatto quadrato attorno e difeso con i denti, come egli
sarebbe stato altrettanto pronto a fare la stessa cosa per difendere i nostri
diritti. Ma questa è fantapolitica ! E poi c’è bisogno democratico di una
opposizione.
Senza
nasconderci dietro un dito, e lontana da me l’idea di fare campagna elettorale,
la “lotta” è ristretta tra il Sindaco uscente, Massimo Cialente e Giorgio De
Matteis.
Mi
sarei aspettato una certa convergenza verso i programmi dell’uno o dell’altro,
un certo “smussamento” delle posizioni, come ha ben (stranamente) fatto D’Eramo
e la sua Prospettiva 2022. Ci sarà un accordo del tipo ”do ut des”, come
funzionale alla politica italiana, ma almeno mi è apparso un atteggiamento
tendente alla città dell’Aquila, e non al personalismo elettorale, che tra l’altro
si sarebbe dimostrato tanto debole quanto quello degli altri sei candidati.
Essi
non hanno, a mio modo di vedere, nessuna possibilità, neanche di andare al
ballottaggio.
Non
tutti e sei avranno voti sufficienti per avere un consigliere comunale, mentre
tutti e sei messi insieme indeboliscono il peso politico di una ipotetica
vittoria al primo turno di Cialente o De Matteis.
Una
cosa è presentarsi al Governo Regionale e Nazionale con l’appoggio di una città
intera, un altro è andarci, passatemi il termine, con le “pezze al culo”,
presentando un Sindaco espressione di una parte decisa della cittadinanza ed
una parte indirizzata dal voto di ballottaggio.
Certo
siamo in democrazia, ma questa volta, come ho spesso detto su questo blog,
abbiamo bisogno di un condottiero, un generale forte di ogni soldato del suo
esercito.
Abbiano
gli sconfitti annunciati la consapevolezza di aver indebolito la città, e non
arricchita.
Abbiano
gli sconfitti annunciati la consapevolezza di aver disperso voti, voti preziosi
che sarebbero pesati come macigni ai tavoli delle decisioni.
Abbiano
gli sconfitti annunciati la consapevolezza di aver mostrato all’Italia, una
città in lite con se stessa, non coesa ma rissosa e smembrata.
Abbiano
gli sconfitti annunciati la consapevolezza che mai come in questa occasione la
città avrebbe avuto bisogno di una maggioranza coesa e di una altrettanto opposizione
espressione di una competizione bipolare.
Vogliano i miei concittadini onorare la città,
rendendola forte davanti alle scelte che sarà chiamata a compiere nei prossimi
5 anni